CER 2025: incentivi e vantaggi

Come partecipare alla rivoluzione energetica locale

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13 giugno 2025

Nel panorama energetico italiano del 2025, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) si stanno affermando come uno dei pilastri della transizione verso un modello più sostenibile, decentralizzato e partecipato. I recenti aggiornamenti normativi e gli incentivi disponibili stanno modificando in modo sostanziale le opportunità per cittadini, imprese e amministrazioni locali, attirando sempre più attenzione sia da parte dei prosumer – coloro che producono e consumano energia – sia da parte degli operatori del settore.

Con la pubblicazione delle regole operative da parte del GSE e l’apertura del portale per le domande di incentivo, le CER sono finalmente operative a tutti gli effetti. Il 2025 segna un’accelerazione concreta, con una proroga al 30 novembre per l’accesso ai fondi PNRR dedicati: una mossa che amplia le possibilità di investimento e coinvolgimento. Il contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili rappresenta una leva economica importante, soprattutto per la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici fino a 1 MW di potenza, pensati espressamente per alimentare le comunità energetiche.

Una delle novità più rilevanti è l’estensione della platea dei beneficiari. Le modifiche introdotte permettono ora anche ai comuni con meno di 30.000 abitanti di accedere ai fondi PNRR, ampliando così il bacino d’utenza ben oltre i piccoli borghi precedentemente ammessi. Inoltre, possono ora aderire alle CER anche consorzi, enti di bonifica, società a capitale misto pubblico-privato e altri soggetti giuridici fino a poco tempo fa esclusi. Questo rende il modello più scalabile e replicabile, anche in contesti semi-urbani e periurbani.

Le CER oggi sono molto più di una semplice aggregazione di utenti: si stanno configurando come vere e proprie micro-infrastrutture energetiche territoriali, in grado di produrre, autoconsumare, condividere e immettere in rete energia da fonti rinnovabili. Il tutto avviene all’interno di una configurazione tecnica che, a seguito della direttiva RED II, impone che i membri della comunità siano collegati alla stessa cabina primaria di trasformazione della rete di distribuzione. Questo significa, a livello pratico, che il raggio d’azione della CER può variare da pochi chilometri fino a decine, in base alla conformazione della rete elettrica locale. I dati sulla cabina di appartenenza sono accessibili attraverso i portali dei distributori di energia (come e-distribuzione o Areti) o via SPID attraverso il portale GSE.

Dal punto di vista tecnico, una CER si compone generalmente di:

  • Produttori di energia da fonte rinnovabile (fotovoltaico, eolico, biomasse, ecc.), con impianti connessi alla rete di bassa o media tensione, di potenza compatibile con la normativa (fino a 1 MW incentivato con PNRR, ma senza limiti teorici per impianti esterni).

  • Consumatori: possono essere utenze domestiche, imprese, pubbliche amministrazioni, cooperative.

  • Sistemi di accumulo, facoltativi ma sempre più strategici per aumentare l’autoconsumo istantaneo e massimizzare i benefici economici della condivisione.

  • Sistemi di monitoraggio per la rilevazione dell’energia prodotta e condivisa. Questi strumenti sono essenziali per la rendicontazione dei flussi al GSE, che calcola l’incentivo sulla base dell’“energia condivisa”, ovvero quella simultaneamente prodotta e consumata all’interno della comunità.

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L’incentivo previsto è composto da una tariffa premiosull’energia condivisa, erogata per 20 anni e articolata in funzione della tipologia di beneficiario e della dimensione dell’impianto. A titolo indicativo, per i piccoli impianti (fino a 200 kW), la tariffa può superare i 110 €/MWh, ai quali si sommano i risparmi sull’energia autoconsumata, eventuali premi ambientali e i ricavi per l’energia immessa in rete tramite il meccanismo del ritiro dedicato.

Gli installatori, in questo contesto, diventano partner tecnici e consulenziali di lungo periodo. Le opportunità non si limitano all’installazione degli impianti, ma si estendono alla progettazione energetica integrata, alla gestione dei flussi, al supporto nella costituzione giuridica della CER (come associazione, cooperativa o altro soggetto), all’ottenimento dei permessi e dell’accesso agli incentivi.

Nel 2025, le Comunità Energetiche non sono più un esperimento: sono un asset strategico per il territorio, un’opportunità concreta per generare valore condiviso e una nuova frontiera di lavoro per chi opera nel settore energetico.

Dal punto di vista economico, l’incentivo principale previsto per le CER è una tariffa incentivante sull’energia condivisa, erogata per 20 anni. Il valore dell’incentivo può variare in base alla taglia dell’impianto e alla tipologia di beneficiario, ma rappresenta un’entrata stabile e interessante, in particolare per chi investe in impianti nuovi o per chi intende valorizzare impianti già esistenti rendendoli parte di una CER. A questo si aggiungono, per i progetti finanziati dal PNRR, l’accesso semplificato alle autorizzazioni e una priorità nei bandi pubblici legati alla sostenibilità energetica.

L’interesse da parte degli installatori cresce di pari passo con l’evoluzione normativa. Se fino a poco tempo fa le CER erano viste come un’opportunità "futuribile", oggi si configurano come una nuova linea di business concreta. Non si tratta solo di installare pannelli, ma di progettare soluzioni integrate che includano accumuli, sistemi di monitoraggio, interfacce digitali per la condivisione dei dati e, soprattutto, una consulenza capillare nella fase di costituzione giuridica della comunità.

Il quadro che si sta delineando nel 2025 è quello di una rivoluzione energetica a misura di territorio. Le CER diventano strumento di empowerment locale, democratizzano la produzione di energia e creano occasioni di reddito condiviso, pur restando ancorate a criteri di efficienza tecnica e sostenibilità economica. Per chi è pronto a cogliere l’attimo – siano essi produttori-consumatori o professionisti della filiera – il momento è ora.

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